Il 26 giugno, ACIS ha incontrato gli scatolifici del Veneto a Silea per presentare l'Associazione, gli obiettivi e i progetti 2018. Le aziende della zona hanno accolto l'invito di ACIS, a testimonianza di interesse verso la nostra Associazione e le sue attività.  

ACIS ha firmato una convenzione con il Centro Qualità della Carta di Lucca, che che prevede condizioni vantaggiose riservate agli Associati nell'Area della formazione, sulle prove di laboratorio e sui servizi di taratura. I dettagli sono disponibili presso la segreteria ACIS. 

Lo scorso luglio, una delegazione ACIS guidata dal Presidente Riccardo Cavicchioli ha visitato le Marche. Gli obiettivi erano diversi: da un lato, continuare a fare crescere l'Associazione, dall'altro incontrare gli Associati di un territorio duramente messo alla prova dai recenti terremoti. Sono stati due giorni intensi di iniziative, con una cena per presentare Acis agli scatolifici non associati di Marche e Abruzzo e una serie di visite agli Associati, che hanno consentito di comprendere più da vicino le specificità di una Regione che ha saputo rimboccarsi le maniche e ripartire tra le mille difficoltà del sisma. Un grande esempio di forza per tutte le nostre aziende.

 

 

ACIS ha visitato il Centro Qualità della Carta di Lucca, polo di eccellenza nel settore cartario in Italia. Tra i principali obiettivi dell'incontro lo sviluppo di sinergie in tema di formazione, uno dei focus 2017 di ACIS. 

Il 15 giugno, ACIS ha incontrato gli scatolifici della Toscana a Villa Sonnino (San Miniato, Pisa) per presentare l'Associazione, gli obiettivi e i progetti 2017. Numerose aziende della zona hanno accolto l'invito di ACIS, a testimonianza di interesse verso la nostra Associazione e le sue attività.  

er il secondo anno consecutivo, ACIS ha collaborato con la Scuola d'Infanzia Giolitti di Cinisello Balsamo fornendo scatole di cartone di tutte le misure per una serie di attività creative e per il gioco. Sotto la guida delle maestre, i bambini hanno trasformato le scatole in oggetti fantasiosi, colorati e divertenti.

La gallery completa dei lavori è disponibile su https://www.facebook.com/associazioneitalianascatolifici/

Andrea Cornelli, Presidente dell'Associazione Italiana Scatolifici, ha rilasciato un'intervista a BiMag, il magazine online dedicato al business delle imprese italiane, raccontando tutti gli aspetti che caratterizzano le aziende associate.
Tra i tanti temi che sono stati trattati troviamo l'utilizzo della tecnologia, la responsabilità sociale d'impresa e le peculiarità che differenziano gli scatolifici italiani dalle grandi multinazionali europee, come la personalizzazione del prodotto finale: tutti valori che hanno permesso di uscire dal periodo di crisi causato dal calo drammatico dei consumi e della concorrenza poco leale dei produttori integrati che hanno sfruttato il vuoto normativo legato alla definizione dei costi del cartone ondulato e alla creazione di un capitolato carte adeguato alle nuove tecnologie.
Ora, come rassicura Andrea Cornelli, “grazie all'azione dell'Associazione, stiamo finalmente raggiungendo obiettivi utili a rendere il mercato nuovamente competitivo, sostenibile e profittevole”.

Per leggere l'intervista completa: http://bit.ly/2ceSyOk

Stavolta non si tratterà di carta o cartone ma... la prossima volta che buttate per terra una bottiglia, ricordatevi di questo video: https://www.youtube.com/watch?v=TsfcEoeNY74. Si intitola “A Bottle's Odyssey”, ovvero l'odissea di una bottiglia, ed è stato realizzato dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite per sensibilizzare sul tema del riciclo dei rifiuti. 

Il cartone di Pizza Hut si trasforma in giradischi!

Pizza Hut sembra puntare sempre più sul suo packaging per distinguersi dai competitor: dopo il cartone che si trasforma in videoproiettore, la catena di ristorazione statunitense ha creato una scatola che si trasforma in giradischi, da utilizzare in abbinamento con smartphone, tablet o computer via Bluetooth per creare la musica perfetta per un pizza party.

Il DJ pizza box è stato creato in collaborazione con Novalia e funziona grazie a dei circuiti stampati. Include funzioni di controllo del volume e del tempo, un mixer completo e, sì, si può anche scratchare.

Questo gioiellino di cardboard technology è stato però creato in edizione super limitata: sono infatti stati prodotti solo 5 esemplari, che i clienti di Pizza Hut possono aggiudicarsi consumando un pasto presso uno dei punti vendita selezionati in UK.

 Per gli amanti dei gadget, potrebbe essere un'occasione davvero ghiotta e di forte richiamo.

Fonte: http://www.ninjamarketing.it/2016/08/30/il-cartone-per-la-pizza-di-pizza-hut-si-trasforma-in-giradischi/

L'Associazione CIS augura a tutti voi un buon rientro dalle vacanze! 

Oggi vi proponiamo un nuovo "Do It Yourself"! Scopriamo insieme, grazie al canale You Tube "SsVersion DIY", come riciclare scatole di cartone per costruire pratici contenitori shabby chic, dal tocco vintage.

Ecco il link diretto al video: https://www.youtube.com/watch?v=nI0vlXxLoN4

Anche quest'anno torna l'evento più pazzo e colorato dell'estate: “Fai la differenza, c'è la Re Boat Roma Race”. 


La Re Boat Roma Race - Trofeo EUROMA 2 - la prima regata in Italia di imbarcazioni costruite interamente con materiali riciclati, sta prendendo forma giorno dopo giorno. Tante sono già le imbarcazioni iscritte pronte a sfidarsi a settembre 2016, nella “regata più eco-sportiva” sulle acque del Lago dell'Eur di Roma.
 
Chi vuole partecipare con i bambini e i ragazzi dei propri centri estivi/sportivi; chi si sente una famiglia sportiva, unita e socialmente attiva; chi da sempre con gli amici affronta le sfide più pazze e divertenti; chi si sente una classe affiatata e vuole dimostrarlo alle insegnanti; chi fa parte di un'associazione sportiva e vuole provare la forza del gruppo; chi si sente staff vincente in un'azienda di successo; chi vuole coinvolgere, aggregare e motivare i ragazzi con disagio e disabilità; chi si sente redazione giornalistica “molto competitiva”… chiunque può creare il proprio "green team", costruire un'imbarcazione riciclata e partecipare alla VII edizione della Re Boat Roma Race, una gara in cui dare spazio al miglior design, alla più originale e colorata personalizzazione e all'idea più geniale sulla trazione a impatto zero. Capacità di problem solving, creatività, forte intesa e grande unione tra l'equipaggio; comunicazione, collaborazione, clima di fiducia e rispetto tra i compagni di squadra saranno le doti vincenti.
 

Per maggiori info: http://www.regatariciclata.it

Non si tratta propriamente di un materiale per uso domestico, eppure a tutti può capitare di avere in casa occasionalmente del cartone da imballaggio, anche grazie agli acquisti fatti su Internet che per comodità o mancanza di tempo sono ormai diventati molto comuni. E delle scatole con cui vi arriva la merce cosa ne fate? La risposta dovreste già conoscerla... Bravi! Si riciclano creativamente! 

Il cartone da imballaggio è una varietà di cartone ondulato ed è, appunto, costituito da uno o più strati di cartone ondulato alternati a strati di carta craft. Poichè quanto più alto è il numero degli strati, tanto più resistente ne risulterà l'imballo, per distinguere i vari tipi di scatola si fa riferimento proprio al numero di livelli in cartone ondulato con cui sono prodotte: si parla così di scatole a onda singola, a doppia onda a tripla onda...

Per le attività di riciclo creativo possono tornare utili tutti i tipi di cartone da imballaggio, decidendo di volta in volta qual è il più indicato: dovendo ad esempio rinforzare la copertina di un album impiegheremo la doppia o tripla onda rivestendola di carta da scrapbooking.

Ma il cartone da imballaggio può servire anche in tutte le occasioni in cui ci occorre creare un effetto tridimensionale: basterà qualche pezzetto di cartone fissato con colla roller.

Quelli appena segnalati sono impieghi in cui il cartone da imballaggio resta nascosto ma esso può anche essere lasciato a vista e usato a scopo decorativo! In questo caso è meglio privilegiare il cartone a onda singola privandolo di uno degli strati superficiali di carta, in modo da scoprire l'ondulazione sottostante.​

In conclusione, il cartone da imballaggio, materiale decisamente povero, proprio in quanto tale, ci offre maggiori possibilità d'interpretazione rispetto ad altri prodotti più pregiati creati apposta per il papercrafting. Sta a noi, quindi, dare libero sfogo alla fantasia perchè ci suggerisca come impiegarlo! 

Fonte: http://guidapapercraft.blogspot.it/2016/06/da-non-buttare-assolutamente.html

CSR: in Italia oltre 1,2 miliardi di euro di investimenti.

Presentato al Ministero dello Sviluppo Economico il VII Rapporto di indagine sull'impegno sociale delle aziende in Italia a cura dell'Osservatorio Socialis in collaborazione con Baxter, FS Italiane, Prioritalia e Terna.

La rilevazione statistica 2016 sulla responsabilità sociale d'impresa (#RapportoCSR7) presenta dati record, estremamente significativi poiché direttamente correlati al valore che le aziende danno ai temi della CSR (Corporate Social Responsibility). Sono i dati percentualmente più elevati  degli ultimi 15 anni: l'80% delle imprese italiane con oltre 80/100 dipendenti dichiara di impegnarsi in iniziative di CSR, per un investimento globale che ha raggiunto la cifra record (dal 2001 anno in cui si iniziò a monitorare il fenomeno) di 1 miliardo e 122 milioni di euro nel 2015.

"È stato necessario molto tempo, ma oggi possiamo dire di essere davvero in presenza di una vera e propria inversione di tendenza ­- ha affermato Roberto Orsi, direttore dell'Osservatorio Socialis - i cui effetti saranno ancor più evidenti tra pochi mesi, quando l'Italia recepirà la Direttiva UE 95/2014 che impegna le imprese di grandi dimensioni e imprese che costituiscono enti di interesse pubblico, a rendicontare anche le informazioni di carattere non finanziario. Un cambio di passo significativo, che premierà chi sarà in grado di integrare i comportamenti socialmente responsabili con l'organizzazione aziendale".

La CSR da strumento accessorio e poco considerato sembra dunque essere diventata un valore essenziale per le imprese. Coinvolgimento dei dipendenti, attenzione all'ambiente, lotta agli sprechi, ottimizzazione dei consumi energetici e ciclo dei rifiuti: questi i terreni di maggiore impegno dichiarati dalle aziende impegnate in CSR.

"Lavorare per le generazioni future e creare valore dal punto di vista sociale e ambientale è la base del nostro impegno nella sostenibilità. Un fil rouge che guida la politica di Baxter in tema di Corporate social responsibility e che rappresenta un pilastro fondamentale dell'attività dell'azienda. La responsabilità verso le generazione future – spiega Giorgio Cicco, Direttore Risorse Umane South Europe Baxter - è un punto centrale nella declinazione delle nostre attività in ambito CSR. Da anni portiamo avanti un percorso che si fonda sulla formazione dei giovani, sul loro inserimento nel mondo del lavoro, sulla loro crescita all'interno di un contesto aziendale multinazionale e infine, non meno importante, sul confronto interno cosicché il loro punto di vista contribuisca al continuo miglioramento del nostro lavoro".

"FS Italiane ha superato il confine dell'Italia in termini di CSR - ha aggiunto Fabrizio Torella, Responsabile delle Attività Sociali di Impresa di FS Italiane -. Abbiamo infatti promosso Gare Européenne et Solidarité, una rete europea di 12 imprese ferroviarie che hanno deciso di mettere a fattore comune le best practices sui temi dell'accoglienza, considerando che le stazioni in tutta Europa sono i luoghi urbani dove maggiormente si concentrano poveri e migranti. Il nostro modello di Help Center, presente in 16 stazioni italiane, è diventato un modello europeo. E' un modo concreto per declinare il concetto di responsabilità sociale, che è ormai patrimonio delle imprese italiane ed europee più evolute".

Sempre secondo il VII Rapporto, a sostenere la spinta virtuosa sono i consumatori, che premiano le aziende più etiche, mentre le istituzioni nazionali sono attese al varco del recepimento della Direttiva UE 95/2014, che dovrà regolare la rendicontazione delle imprese con più di 500 dipendenti in tema di ambiente, politiche di genere, diversità, politiche sociali, anticorruzione.

"Oggi il ruolo professionale dei manager - ha commentato Marcella Mallen, Presidente di Prioritalia, l'Associazione fondata da Manageritalia, Federmanager, Fenda, Fidia, Sindirettivo e CIDA - implica una maggiore responsabilità nei confronti del sociale e la nostra missione associativa va proprio nella direzione di intercettare il lato solidale, generoso e dinamico del management italiano che, se costantemente valorizzato, può avere un impatto positivo nella creazione di leadership civiche e nei processi di accelerazione dell'innovazione sociale".

Ecco in sintesi dati più significativi del VII rapporto sull'impegno sociale delle aziende in Italia:

Più imprese socialmente responsabili: nel 2014, anno di riferimento del precedente rapporto, le imprese che dichiaravano di impegnarsi nella responsabilità sociale d'impresa erano il 73% del campione. Nel VII rapporto questo dato cresce: ad attuare una strategia di CSR è l'80% delle imprese italiane con più di 80 dipendenti.

Risorse investite tornano a crescere: superato l'impatto della crisi economica di questi anni, la cifra media investita nel 2015 è mediamente di 176mila euro, superiore a quella del 2013 dell'11% (investono cifre superiori alla media i settori della finanza, l'industria elettronica e farmaceutica). Più imprese attive in CSR generano una crescita del totale investito del 22% rispetto a due anni fa, per un totale di 1 miliardo e 122 milioni di euro. Anche la previsione relativa al budget dedicato nel 2016 è in aumento (+4% rispetto al 2015).

Quale CSR? Cresce quella per l'ambiente: la scelta del tipo di iniziative di CSR da attuare varia a seconda dei settori produttivi: il finance predilige soprattutto benessere interno e cultura; i trasporti sono attivi soprattutto sull'ambiente; l'elettronica/informatica/telecomunicazioni è più attento a clima interno, ambiente e cultura; la chimica/farmaceutica si focalizza su sviluppo delle comunità locali e cultura; la meccanica predilige attività di CSR per i processi e i prodotti sostenibili; il manifatturiero sceglie maggiormente attività per i processi e prodotti sostenibili e lo sviluppo delle comunità locali; il metallurgico e i servizi dedicano attenzione più verso il benessere interno e l'ambiente.

La CSR ha priorità interne e “locali”: per quanto concerne il terreno prescelto per le proprie attività di responsabilità sociale, a parte l'interno dell'azienda (scelto dall'83% delle aziende) le altre attività di CSR si concentrano in prima battuta sul territorio locale dell'azienda (36%); solo il 9% sceglie di intervenire all'estero. Dunque con la CSR le aziende cercano anche un miglioramento nei propri “rapporti di vicinato”.

L'obiettivo è ancora la reputazione, segue la sostenibilità ambientale: L'interesse al miglioramento d'immagine dell'azienda resta la motivazione principale per puntare su attività di CSR, anche se passa dal 47% dello scorso rapporto al 29% dei dati del 2016; l'attenzione per lo sviluppo sostenibile si afferma invece al secondo posto, con il miglioramento del clima interno che scende al 20% dei voti; in generale i vantaggi fiscali/economici rappresentano una variabile che incide moderatamente sulle motivazioni delle aziende, mentre l'obiettivo di fidelizzare i clienti passa dall'8% al 17%.

La spinta al cambiamento arriva dalle aziende stesse: 20 intervistati su 100 ritengono che i promotori della CSR in Italia siano le aziende stesse, seguite da consumatori (15%) e terzo settore (14%); resta abbastanza residuale e limitato l'impatto delle istituzioni nazionali: le amministrazioni locali sono indicate da 9 intervistati su 100; le Istituzioni nazionali solo da 4 intervistati su 100.

Gli elementi di freno alla diffusione della CSR: elementi di freno agli investimenti sembrano essere la mancanza di incentivi fiscali e la mancanza di risorse economiche; Il 16% segnala anche l'assenza di una cultura manageriale orientata alla CSR e di personale qualificato, mentre il 12% lamenta la mancanza di una qualificazione specifica rintracciabile nel personale. Non a caso, quasi il 70% degli intervistati ritiene che una specializzazione in CSR e/o sostenibilità ambientale possa rappresentare un elemento di distinzione nel curriculum.

Non poteva andare meglio la seconda edizione di “Galleggia non Galleggia” a Casale Monferrato, la goliardica competizione per imbarcazioni autoprodotte in cartone e scotch da imballaggi organizzata dagli Amici del Po con la collaborazione del Comune della Capitale del Monferrato e svoltasi ieri, domenica 24 luglio, all'Imbarcadero di viale Lungo Po Gramsci.

Probabilmente non è accurato stimare la cifra degli spettatori intervenuti all'evento, iniziato poco dopo le nove del mattino e protrattosi fino al tardo pomeriggio. Alcuni numeri, tuttavia, possono almeno in parte provare a raccontare la portata della manifestazione, una sfilata non competitiva sulle acque del “Grande Fiume”. Quarantasette imbarcazioni vi hanno preso parte, per un totale di oltre trecento tra costruttori e marinai. Quasi dieci volte tanto sono state le persone che, anche solo per qualche minuto, hanno deciso di avvicinarsi alle acque del Po, in particolare durante il pomeriggio, mentre imperversavano le discese cronometrate delle imbarcazioni costruite sul posto la mattina stessa.

Gli Amici del Po, Onlus che si occupa dell'avvicinamento delle persone al fiume, della sua fruizione e della conoscenza delle sue tradizioni, ringraziano i tanti volontari che si sono adoperati per la splendida riuscita della manifestazione, le istituzioni, i tanti sponsor e gli Opsa della Croce Rossa che hanno garantito ai marinai della domenica una pronta assistenza in acqua, in particolare in occasione dei naufragi.

Gli organizzatori ringraziano anche la giuria che ha valutato ogni carattere “non cronometrabile” della manifestazione. Il presidente, il giornalista Massimo Brusasco e gli altri componenti: il regista Max Biglia, la speaker radiofonica e giornalista Laura Gobbi, la cantante e presentatrice Selena Bricco e il disegnatore e fumettista Michele Melotti.

Cercare un vincitore, in una kermesse che volutamente mette al bando l'agonismo, è sbagliato. Allora, prima di elencare i premiati, è importante sottolineare che tutti i partecipanti hanno ricevuto omaggi già al momento della loro iscrizione. Particolarmente apprezzate, e vero “biglietto da visita del territorio”, sono state le bottiglie del concorso enologico “Il Torchio d'Oro” offerte dal Comune di Casale.

Alcune barche hanno ben galleggiato. Diverse sono affondate a pochi metri dal via, altre a un colpo di remo dal traguardo. Solo per il fatto di essersi voluti mettere in gioco, tutti i partecipanti, senza retorica, sono da considerarsi in egual misura degni della vittoria.

Tra navi pirata, aeroplani, navicelle spaziali, bare, case galleggianti, slitte natalizie, asini galleggianti, dragoni, polli, galline, bottiglie di vino e auto di vario genere, con alcuni partecipanti particolarmente “agée” e altri molto giovani, come le piccole Greta e Giada, di dieci e undici anni, questi sono stati i premiati dell'edizione 2016.

Migliori tempi di percorrenza: 1° Origami, 2° Il Lupo e la Lupetta di Po, 3° Costa Fatica.

Imbarcazione più bella: 1° I Pirati del Po, 2° Il Lupo e la Lupetta di Po, 3° Noi Insieme per Chernobyl.

Imbarcazione più originale: 1° Pourquoi Pas, 2° Tanto Spirito Reschiutim 3° Dugong Dugon.

Imbarcazione più brutta: 1° Banda Freedom, 2° Troppo Belli, 3° Natante Gnorante.

Equipaggio più simpatico/Migliori Travestimenti: 1° Banana Joe, 2° Grignolino Boys, 3° Veliero Templare.

Miglior Show/Performance: 1° Enterprise dal Munfrà, 2° Stupui, 3° Zombie Nation.

Tempo di galleggiamento minore: Brut e Bon.

Equipaggio proveniente da più lontano: Che Pacchia (Varese, Milano, Piacenza).

Equipaggio tutto in rosa: 1° Un Po di Natale, 2° Galline sul Po, 3° Che Pacchia.

 

I cartoni d'uova diventano opere d'arte: è la mostra Eggcubism. 

Niente si distrugge ma tutto si trasforma. Neanche un materiale povero come il cartone della uova sfugge a questo assunto quando si combina con il talento e le capacità di Enno de Kroon, artista olandese famoso per realizzare opere d'arte utilizzando questo materiale.

La sua può essere definita un'arte a “due dimensioni e mezzo” poiché, utilizzando i cartoni delle uova per dipingere volti e figure umane o scene della vita di tutti i giorni, ottiene un curioso effetto a rilievo che sfaccetta e scompone il soggetto come nelle opere cubiste. Non è un caso, quindi, che il suo stile venga definito dall'artista stesso “Eggcubism” (o “Uovocubismo”), poiché si ispira proprio al cubismo, portandolo a un livello quasi tridimensionale.

Grazie alla Fondazione Culturale Hermann Geiger, le opere di Enno de Kroon vengono esposte nella mostra «Eggcubism. L'arte a due dimensioni e mezzo» (la prima esposizione personale dell'artista olandese in Italia), dal 9 luglio al 18 settembre (ingresso gratuito tutti i giorni, dalle 18 alle 23), in piazza Guerrazzi 32, a Cecina (Livorno). Protagonisti saranno 53 rilievi che spaziano, per tipologia e genere, da piccoli ritratti a realizzazioni di grande formato, molto elaborati, ottenuti assemblando decine di cartoni (oltre 500 quelli impiegati in totale nei lavori esposti) anche su più strati.

I soggetti delle opere sono i più vari: da marinai, prostitute e atmosfere di una città portuale come Rotterdam (dove vive e lavora Enno de Kroon) a tavolate conviviali, da bambini sui banchi di scuola a paesaggi e oggetti. Ciò che colpisce al primo sguardo è che le opere offrono letture diverse e sempre nuove a seconda dell'angolazione da cui le si osserva. Grazie alle protuberanze del cartone, infatti, alcune zone dei dipinti restano nascoste, mentre altre, in precedenza celate alla vista, si scoprono, offrendo una chiave di lettura completamente diversa.

 

Due idee italiane rilanciano soluzioni sostenibili per le stampanti 3D. A partire dai materiali utilizzati. Uno spinoff del Consorzio Instm in collaborazione con il Politecnico di Milano ha brevettato un filamento da cartone riciclato, mentre una startup siciliana ha inventato una bioplastica dagli scarti della canapa industriale.

Il boom delle stampanti 3D – Gartner parla di un mercato da 5,6 milioni di unità al 2019 – potrebbe prendere una svolta sostenibile limitando l'uso della plastica almeno a livello di materiali.  Cartone e canapa sono l'anima di due progetti italiani avviati su questa strada. Il primo parte dal Politecnico di Milano. Il secondo prende vita a Catania dal cui ateneo esce uno degli inventori. Due storie molto particolari e altrettanto interessanti che mostrano come il settore dei biomateriali italiano sia creativo, pronto a scoprire grandi opportunità.

Che cosa ce facciamo degli sfridi di carta e cartone? “Li riusiamo per farne un filamento per la stampa in 3D”, rispondono in NextMaterials, spinoff del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (Instm).  E' così che nasce  il “3D paper” che “grazie a una matrice idrosolubile – spiega Alberto Cigada, professore del dipartimento di chimica del Polimi – mostra di avere proprietà uniche come la saldabilità per bagnamento con acqua, oltre alla levigabilità dopo immersione in alcool denaturato. Cui si aggiunge la velocità di stampa con piatto freddo senza  ricorrere all'utilizzo di lacca per l'adesione al piatto”.  Il prodotto ha superato i test anche per la facile colorabilità e impermeabilità e “soprattutto – aggiunge Cigada – grazie alla tecnologia “Shape Memory Forming” è possibile modificare la forma dei prodotti stampati in 3D”.

In NextMaterials, dove si studiano anche filtri antibatterici per impianti di depurazione e frigoriferi e depuratori ambientali in cartone ondulato, tanto per fare qualche esempio,  si punta con decisione sul settore della stampa tridimensionale sostenibile e il 3D paper, del cui brevetto è contitolare il Politecnico di Milano, ne è un chiaro esempio.

Il prodotto, oltre a essere riciclabile, è quasi a chilometro zero. La materia prima, ovvero gli sfridi, arriva da Ghelfi Ondulati, azienda della provincia di Sondrio che produce cartone ondulato e imballaggi, soprattutto per il settore alimentare “I filamenti poi vengono estrusi da aziende lombarde che si occupano di produzione dei filamenti 3D – continua Cigada -, mentre per la commercializzazione abbiamo una collaborazione con Sharebot”, maggior produttore italiano di stampanti 3D che a breve renderà disponibile il rocchetto tramite il proprio sito. Il prezzo di listino sarà deciso a giorni, ma Cigada si dice certo che sarà in linea con il costo del rocchetto “classico”, attorno ai 30 euro.

Viene invece dalla Sicilia il progetto Kanèsis che fa nascere bioplastica dagli scarti della canapa industriale. A dargli vita un gruppo di giovani guidati dal 24enne Giovanni Milazzo, studente di Ingegneria industriale a Catania  che ha inventato il biocomposito, e da Antonio Caruso, che porta  con sé l'esperienza da analista finanziario. Si tratta di una magia della chemiurgia, di quella branca industriale che sviluppa prodotti da materie prime agricole e naturali. Meglio ancora se è lo scarto a essere lavorato e a prendere nuova vita. Con la presunzione che la qualità non sia affatto inferiore a quella da sintesi petrolchimica. Tanto che Milazzo, con il suo gruppo, lancia una sorta di manifesto: “Vogliamo associare al concetto di materiale ecosostenibile quello di materiale dalle caratteristiche eccelse. Crediamo realmente che fra 30-40 anni saremo in grado di produrre tutto ciò che ci serve utilizzando come materia prima quello che la natura ci concede. Il biocomposito a base canapa è solo un primo passo, l'obiettivo di medio-lungo termine sono i biopolimeri, le nanocellulose cristalline, le applicazioni in elettronica, e tanto altro”.

Per ora Kanèsis ha sviluppato un filamento in HempBioPlastic (Hbp) ad hoc per le stampanti 3D con tecnologia Fdm (Fused deposition modeling). “Il filamento in Hbp – specifica Milazzo – presenta notevoli vantaggi se paragonato ai diretti concorrenti nel settore quali l'Abs (Acrilonitrile Butadiene Stirene) e il Pla (Acido polilattico). Oltre al favorevole rapporto peso/volume (peso specifico inferiore), il filamento si presta agli utilizzi con tecnologia Fdm: i microgranuli di origine vegetale annegati nella resina termoplastica permettono infatti una migliore fusione e l'aderenza dei singoli strati di stampa”. Il pezzo tridimensionale stampato risulterebbe così più resistente, leggero e forse anche economico. Sempre che l'Italia torni a credere in una cultura come la canapa che Caruso definisce “la pianta dai mille utilizzi, dotata di importanti caratteristiche a livello micro strutturale”.

A oggi sono, però, solo due gli stabilimenti in grado di processare (in gergo decorticare) le bacchette di canapa che è ciò che rimane dopo aver mietuto le cime e utilizzato i semi per fini alimentari. Questi siti si trovano a Taranto e a Carmagnola, in provincia di Torino. “La mancanza di copertura territoriale – fa rilevare ancora Caruso –  porta la coltivazione della canapa a essere una coltura difficilmente sostenibile in termini economici in quanto i costi di logistica nelle biomasse azzerano completamente qualsivoglia possibilità di profitto”.

Il go to market del progetto di Kanèsis è legato a una campagna di crowdfunding di pre-selling sulla pèiattaforma di Indiegogo (da metà marzo) : “Il che ci permette di rimanere padroni del nostro operato – spiega Caruso –  e di decidere in autonomia quali strade percorrere e quali iter di sviluppo”. “Nulla toglie – termina Caruso  – che in base ai piani di sviluppo, nel medio termine sarà necessario l'ingresso di un partner industriale con assodata esperienza sul campo. Ma a quel punto si presuppone il progetto abbia raggiunto una maturità tale da poter vagliare in maniera corretta l'ingresso di altri partner”.

Rieccoci qui, a presentarvi un altro appuntamento con l'intervista doppia dedicata al tema “donne & impresa”. La parola oggi va a Maria Capitani dello Scatolificio Magnani S.r.l. e a Stefania Montali della Moncartons S.p.a.

 

1) Qual è il tuo ruolo in azienda e da quanti anni ci lavori?

MARIA: Sono titolare factotum insieme a mia nipote. Lavoro nello scatolificio da sempre, dall'inizio degli anni '80. La mia famiglia ha acquistato l'azienda dal precedente titolare 10 anni prima del mio arrivo.

STEFANIA: Sono uno dei titolari, mi occupo principalmente degli acquisti e seguo i clienti esteri. Ho iniziato a muovere i primi passi in azienda quando ero molto piccola: passavo i pomeriggi dalla nonna, allora era lei che dirigeva l'azienda e 3 figli,  mentre io mi divertivo a scivolare dalle pile di cartone. Ufficialmente sono entrata in azienda all'età di 19 anni, appena terminati gli studi.

 

2) Raccontaci in due righe il tuo scatolificio

MARIA: L'azienda è della nostra famiglia da circa 40 anni. Prima si chiamava “E. Magnani” e sembrerebbe essere stato il primo scatolificio di Parma, fondato nel 1961. Fino a 5/6 anni fa la sede era, appunto, a Parma, poi ci siamo trasferiti nell'attuale stabilimento di Sorbolo, nei primissimi dintorni della città. E' stato un cambiamento importante perché la nuova sede è fatta davvero su misura per noi, in quanto produciamo imballaggi di dimensioni particolari, su richiesta dei clienti. A oggi lo scatolificio conta 12 dipendenti.

STEFANIA: Lo scatolificio attuale è nato nel 1976, ma già negli anni 50 era attivo presso un'altra sede in veste artigianale.  A detta del mercato, siamo uno scatolificio di medie dimensioni, attrezzato molto bene, con macchinari recenti e di ultima concezione. La nostra produzione è definita “green” in quanto le nostre linee sono alimentate totalmente da un impianto fotovoltaico di 670 KW e perchè siamo in possesso sia della ISO 9001 che della certificazione FSC.

 

3) Il settore degli scatolifici è a prevalenza maschile. E' difficile per una donna lavorare in un mondo di uomini? Perchè?

MARIA: Il nostro scatolificio, effettivamente, è a prevalenza maschile: i dipendenti sono quasi tutti uomini. Ne conosco, però, altri in cui la distinzione di sesso è molto labile. C'è da considerare che nella zona emiliana tutti gli scatolifici sono gestiti da donne ed è una cosa assolutamente normale.

STEFANIA: No, anzi, direi il contrario. Essendo il nostro settore in prevalenza maschile, trovo sia più semplice per una donna muoversi con destrezza.

 

4) Cosa ti piace del tuo lavoro e cosa no?

MARIA: Mi piace il fatto di dovermi re-inventare tutte le mattine, per rispondere a esigenze e richieste sempre diverse, e mi piace poter entrare in contatto con persone appartenenti a differenti settori, con cui siamo in continua relazione: alimentari, moda, meccanica… Non mi piace, invece, che, essendo un'azienda piccola, a volte riscontriamo limiti nell'avere nuove idee in quanto non abbiamo troppe risorse disponibili.

STEFANIA: Mi piaceva tutto, ma ora è diventato molto più complicato muoversi.  Non mi piace, infatti, la poca considerazione che viene data al nostro settore dal mondo che ci circonda, la mancanza assoluta di quelli che dovrebbero essere i nostri “garanti”. E pensare che senza l'imballaggio il mondo si blocca …

 

5) Se non lavorassi in uno scatolificio, cosa faresti nella vita?

MARIA: Ho sempre desiderato lavorare in una grande azienda. Una piccola mi sta stretta. Però, se devo poter realmente contare sui miei collaboratori, è sicuramente meglio averne una cerchia ristretta, di cui mi fido davvero. Persone che lavorano con me da sempre, dipendenti “storici”.

STEFANIA: Io mi occupo di tante cose. Innanzitutto ho 3 figli e, oltre allo scatolificio, seguo un'altra attività, sempre ereditata dal mio bisnonno, che opera nel settore alimentare. Se non avessi tutto questo, credo occuperei un posto da commerciale perché adoro viaggiare, conoscere posti e persone nuove.

 

6) Il tuo scatolificio è diverso perché …

MARIA: Abbiamo clienti che si rivolgono a noi da 30/35 anni e offriamo dei plus che vengono molto apprezzati: servizio, qualità del lavoro, capacità organizzative, velocità. Anche se, in realtà, sono caratteristiche che tutte le aziende dovrebbero avere per lavorare al meglio. Il nostro plus principale, però, è la capacità di re-inventarci ogni giorno, come accennavo prima.  

STEFANIA: E' green, produce con energia alternativa e non inquina. E' uno scatolificio flessibile ed essendosi dotato di un plotter di grandi dimensioni è in grado di gestire campionature di prodotti nuovi alla presenza del cliente. Inoltre, possiamo effettuare prove di BCT ed ECT durante la lavorazione e, di conseguenza, garantire una qualità certificata. Disponendo di magazzini molto grandi siamo in grado di gestire il magazzino per conto del cliente, andando incontro alle richieste just in time. 

 

7) Manda un messaggio al settore degli scatolifici

MARIA: Perché non studiamo insieme la “teoria dei giochi”? Parliamo sempre molto, ma poi facciamo poco. Insieme si potrebbe collaborare di più e ottenere risultati migliori per tutti.

STEFANIA: Cerchiamo di parlarci e di unirci, senza farci la guerra. Non diamo soddisfazione ai grossi gruppi e cerchiamo di rafforzarci puntando sulle nostre peculiarità, che i grandi non riescono ad avere.

 

8) In base alla tua esperienza personale, quale luogo comune ti senti di sfatare sul tema “donne e impresa”? Perché?

MARIA: Non è assolutamente vero che le donne con famiglia non possono lavorare. Io, ad esempio, ho un'attività e sono a contatto con molte donne che, oltre a lavorare, portano avanti la famiglia senza contare sull'aiuto di altri. Non è nemmeno vero che le donne non sono buone manager. A mio parere, questi luoghi comuni sono, purtroppo, ancora diffusi perché, nelle grandi aziende con cui entriamo in contatto, i referenti degli uffici acquisti sono tutti uomini. Quindi, probabilmente, le donne, soprattutto nelle grandi realtà, non vengono ancora considerate a pari livello degli uomini.

STEFANIA: Luoghi comuni ce ne sono tanti. Direi soltanto che se una donna crede nel suo lavoro e ne è soddisfatta, l'impegno che vi dedica è certamente maggiore rispetto a quello di un uomo. Sicuramente, però, una donna che ha famiglia e che vuole anche successo nel lavoro ha fianco un uomo che la appoggia.

 

Grazie a Radio Deejay e a La Pina abbiamo scoperto una bellissima iniziativa: i mattoni giganti Edo, realizzati in cartone riciclato e 100% riciclabile, perfetti per far giocare i bambini in assoluta sicurezza e all'insegna del rispetto dell'ambiente! 

Un castello innevato, un'auto in cui sedersi davvero, un mostruoso tirannosauro: tutto può succedere con Edo. Una idea semplice che può essere un milione di cose.

I mattoni sono disponibili in tre dimensioni, per poter scegliere la miglior combinazione e sostenere qualsiasi cosa venga in mente di costruire. I blocchi sono solidi e i pezzi piatti sono anche più robusti, ideali per finire qualsiasi creazione.

I blocchi sono disponibili nel classico color cartone (Havana), in bianco (Icy White) o in un mix di 5 vivaci colori.

I mattoni possono essere colorati, verniciati e trasformati in storie e creature sempre nuove. Esistono anche i pezzi speciali, come gli occhi per gli animali, e il bello è che molti pezzi extra posso facilmente essere inventati e fatti in casa.

Edo è anche fuzionale. In un attimo si possono costruire una libreria o un comodino per la stanza degli ospiti. Oppure le gambe di un tavolino su cui appoggiare qualsiasi tipo di ripiano.

 

 

Ecco il loro sito web: http://www.playedo.com/it/

NextMade è un brand nato per valorizzare il connubio tra ricerca e materia. Infatti, crea diffusori di fragranze, oggetti di arredo e depuratori ambientali in cartone ondulato, nati per disinquinare gli ambienti in cui viviamo. Divertente e originale è senza dubbio il design e le linee scelte che riproducono, a grandezza reale, piante grasse, busti classici e oggetti d'arte. Agave, minicactus e fico d'india sono solo alcune delle specie disponibili nella raccolta vegetale.
Grazie alla collaborazione dei ricercatori del Politecnico di Milano, nel 2013 ottengono il riconoscimento Adi Design Index e sviluppano tre tecnologie rivoluzionarie nel campo: la prima permette un aumento della capacità delle fibre cellulosiche del cartone di bloccare batteri e particolato solido, la seconda è l'uso di chitosano che impedisce una colonizzazione batterica, e la terza è l'utilizzo di ossido di titanio che, grazie alla presenza di led ultravioletti, ossida per fotocatalisi molte specie chimiche prodotte dal fumo di sigaretta e dalla cottura dei cibi.

Per maggiori informazioni: http://bit.ly/28VaU83

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